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Editoriale della Rivista di Servizio Sociale n. 2/2018

(In corso di stampa)

LA RICERCA DI SERVIZIO SOCIALE OGGI IN ITALIA TRA ESPERIENZE E RIFLESSIONI EMPIRICAMENTE E SCIENTIFICAMENTE SVILUPPATE
Alessandro Sicora

Il presente fascicolo conclude una serie di tre numeri della Rivista di Servizio Sociale finalizzati a raccogliere, in forma di artico li originali, alcuni tra gli interventi più significativi proposti nel corso della Prima Conferenza Italiana sulla Ricerca di Servizio Sociale (CIRSS) che si è svolta a Torino nel 2017. Anche in questo numero la varietà dei temi rappresenta bene la ricchezza delle esperienze e delle riflessioni empiricamente e scientificamente sviluppate oggi dal servizio sociale italiano. Molto è stato realizzato e certamente molto può ancora essere fatto per dare ulteriore slancio alla riflessione e all’azione del servizio sociale. E’ importante pertanto valorizzare gli spazi di incontro e di confronto disponibili, quali, tra gli altri, la stessa Rivista di Servizio Sociale e la Conferenza Italiana sulla Ricerca di Servizio Sociale la cui seconda edizione avrà luogo a Trento il 31 maggio e l’1 giugno 2019 (www.cirss.org). L’evento, che già si annuncia densa di contenuti e stimoli, viene organizzato dalla Società Italiana di Servizio Sociale in collaborazione con l’ospitante Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali e il Consiglio Regionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali del Trentino Alto Adige. Hanno concesso il patrocinio gratuito alla conferenza due sezioni dell’Associazione Italiana di Sociologia: Sociologia della Medicina e della Salute, nonché Politica Sociale.
I dieci articoli riportati nelle pagine che seguono sono idealmente di due tipi: un primo tipo riguarda specifici campi d’intervento (salute mentale, povertà, housing sociale, adozioni, devianza minorile, migrazioni, pianificazione sociale), il secondo appare finalizzato a far riflettere su aspetti trasversali al lavoro degli assistenti sociali in ogni situazione (aggressioni subite, moral distress, tempo).
In “Ricercare per lavorare meglio. L’intervento di servizio sociale a favore di utenti lungo-assistiti dal dipartimento di salute mentale” Tilli e Favali presentano una ricerca realizzata all’interno di un Dipartimento di Salute Mentale della periferia romana ed evidenziano “luci ed ombre” del lavoro degli assistenti sociali in tale ambito. Nei due articoli seguenti lo sguardo si sposta sul ruolo del servizio sociale nel welfare abilitante finalizzato al contrasto della povertà (Muscatello) e nello sviluppo delle politiche dell’abitare, con particolare riferimento alla situazione del Piemonte (Baretta e Spriano). Successivamente Mancinelli propone una riflessione sul tema della ricerca delle origine delle persone adottate per offrire agli assistenti sociali alcuni utili spunti relativi anche alle modalità di bilanciamento tra diritto della donna alla riservatezza del parto e diritto del nato alla conoscenza dei genitori biologici. L’analisi del fenomeno del parricidio commesso da minori in Italia negli ultimi anni è al centro dell’articolo di Artemise che precede quello di Tarsia, centrato sul tema attualissimo delle migrazioni e intitolato “Gli assistenti sociali nello spazio relazionale della seconda accoglienza”. Riccardo, Ciccarelli e Vasca concludono questa prima parte della rivista con un articolo sull’approccio di rete nella pianificazione sociale di zona nelle province di Napoli e Caserta.
Come già detto prima, gli ultimi tre articoli, pur da punti di vista diversi, toccano aspetti trasversali al lavoro degli assistenti sociali in ogni settore e con ogni tipo di utenza. In primo luogo D’Adamo propone gli esiti di una indagine sulla violenza a danno degli assistenti sociali in attività a Roma descrivendo il fenomeno e ricercando misure utili al suo contenimento. Successivamente Bensi descrive il rapporto tra servizio sociale e moral distress, ovvero quella forma di sofferenza psicologica, emotiva e morale che colpisce molti assistenti sociali impossibilitati a perseguire nel loro lavoro azioni deontologicamente adeguate a causa di ostacoli esterni. Infine Raimondo articola una riflessione sul rapporto tra servizio sociale e tempo, inteso non tanto come elemento da gestire ma come spazio al cui interno costruire processi di inclusione sociale, mediante la costruzione di adeguati momenti di incontro tra utenti dei servizi, assistenti sociali e organizzazioni.
Prima di concludere questa breve introduzione desidero ricordare, come già fatto nel precedente numero della Rivista, la Conferenza mondiale congiunta su Social Work, Education and Social Development (SWESD) che si svolgerà a Rimini dal 28 giugno all’1 luglio 2020. Ulteriori informazioni, anche sui tempi e sulle modalità di presentazione di propri abstract, sono disponibili all’indirizzo internet www.swesd2020.org.