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Otto per mille: in caduta libera la quota di donazioni allo Stato

Fonte: Redattore Sociale

Quasi il 6% in meno tra il 2000 ed il 2005. La denuncia dell'Aduc: ''La causa è la perdita di credibilità: i soldi sono stati gestiti per usi impropri''

ROMA – E' di questi giorni la denuncia dell'Aduc – Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori che chiede "una proofonda modifica" dell'8 per mille. L’associazione parla di una diminuzione consistente delle donazioni allo Stato e di un crollo di credibilità da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni: “Lo Stato – spiega – ha ricevuto l'8,65% delle scelte espresse (ma solo il 3,39% del totale dei dichiaranti), con un netto calo rispetto al 2004, quando aveva avuto il 10,28% delle scelte espresse. Ancora più evidente il calo rispetto al 2001 (dichiarazioni del 1998), quando aveva ricevuto il 13,36% di preferenze e al 2000 (dichiarazioni del 1997) quando era stato indicato dal 14,43%” .

Secondo l’associazione la diminuzione delle destinazioni all’istituzione è dovuto al fatto che “lo Stato ha gestito questi fondi al di fuori della normativa”. “Fra il 1998 e il 2001 più della metà dell'otto per mille é stato gestito al di fuori dei suoi propri binari” spiega l’Aduc che pensa ad esempio al finanziamento delle "missioni di pace" in Albania e nel Kosovo. E se negli anni 2002 e 2003 (dichiarazioni dei redditi del 1999 e 2000) tutta la somma è stata gestita "come legge comanda" ovvero destinata a progetti che riguardano i 4 settori (fame nel mondo, assistenza ai rifugiati, calamità naturali e conservazione dei beni culturali) nel 2004 "si torna alle vecchie cattive abitudini per effetto della Finanziaria, che scippa per tre anni all'otto per mille statale 80 milioni di euro annui per rimetterli nel 'calderone' delle spese generali”. 

L’associazione chiede quindi “una profonda modifica della normativa”. “Vorremmo che fosse totalmente abrogato questo contributo obbligatorio alle confessioni religiose, ma per il momento ci accontenteremmo anche di abrogare la distribuzione delle quote non devolute (quindi ognuno si finanzia la religione che vuole, pur con i soldi che deve dare dello Stato con le tasse) e la possibilità di devolvere allo Stato in alternativa alle confessioni religiose: gia' si paga l'Irpef e le altre tasse, perché dover decidere di dare allo Stato questo otto per mille, che poi per un abbondante 30% viene rigirato alla Chiesa cattolica?” . (vedi lanci successivi) (cch)