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Istisss – Istituto per gli Studi sui Servizi Sociali – Roma – Istisss – Istituto per gli Studi sui Servizi Sociali – Roma

Grillo D., Il pensiero filosofico sul matrimonio e sulla famiglia, Ed. QuiEdit, Verona, 2017

La famiglia, nel contesto dello stesso modo di organizzarsi della società, è stata oggetto di estrema attenzione sul piano giuridico, tanto che nella Costituzione uno specifico articolo (Art. 29) al Titolo II: rapporti etico-sociali recita che “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”.

Nell’ambito della legislazione intorno al sistema dei servizi sociali, questi sono stati, fra l’altro, individuati quali servizi integrativi della famiglia, di sostegno, nonché sostitutivi della famiglia.

Tale orientamento è stato in seguito fatto proprio dal legislatore statale, che ha determinato con la legge costituzionale n.3/01 il riconoscimento della famiglia quale primo ambito della sussidiarietà orizzontale, e con le varie leggi risalenti al 1997 l’avvio di decise politiche familiari. La famiglia, quindi rappresenta la prima cellula sociale della società organizzata.

Pertanto, se sul piano normativo la famiglia ha un dovuto riconoscimento, è sul piano del suo modo di essere e collocarsi essa stessa nel consorzio umano, secondo una riflessione accurata e critica dell’approccio “filosofico”, inteso quale ricerca e amore per il sapere, che si pone il saggio di Domenico Grillo, assistente sociale e dottore in pedagogia.

L’obiettivo è quello di delineare il modo con cui la filosofia, madre di tutte le scienze, ha inteso affrontare ed approfondire, attraverso i suoi protagonisti e le sue epoche, il matrimonio e la famiglia, tali da individuarli quali oggetto di studio e di analisi, una endiadi che nel corso dei secoli si è consolidata, evoluta e confermata nella sua funzione sociale.

Il saggio parte da Platone per arrivare al prof. F. D’Agostino, che lo conclude, a coronamento dell’excursus storico, con il saggio “Una filosofia della famiglia”.

L’Autore inquadra progressivamente le varie concezioni del matrimonio e della famiglia nel contesto delle situazioni storiche e sociali in cui gli stessi filosofi hanno vissuto – essendo essi stessi, come dice B. Russell, effetti e cause: effetti delle loro condizioni sociali e della politica e delle istituzioni del loro tempo, così che nel complesso ne emerge da una parte la continuità, in ogni caso, in termini positivi che problematici, e dall’altra la attualità della loro presenza e funzione in un mondo che cambia.

Lo studio può essere articolato in varie fasi: la prima, riferita all’epoca pagana; la seconda, all’epoca cristiana, e l’altra all’epoca che si potrebbe definire laica e più propriamente speculativa e connessa allo stesso modo di porsi della filosofia, dopo Cartesio, quale scienza a sé.

I filosofi considerati sono pertanto essi stessi frutto di una faticosa analisi e di una scelta acuta e significativa connessa ai tempi storici in cui essi stessi hanno vissuto e rappresentato la loro epoca: Platone, Aristotele; S. Agostino, e S. Tommaso; Hegel; Kierkegaard, Marx ed Engels, Nietzshe, Marcuse; Il femminismo, inteso quale movimento “antico” e foriero dell’affermazione della donna nella società; il lungo e ricchissimo “escursus” storico prosegue con l’analisi, la riattualizzazione e la collocazione al mondo d’oggi del matrimonio e della famiglia, operata dal Papa Wojtilya, le riflessioni e le considerazioni di D’Avena, di Severino di Coda, fino al saggio finale del prof. D’Agostino che conclude egregiamente il senso del matrimonio e della famiglia nella società.

Nella prospettiva di operare una sintesi della poderosa opera dell’Autore, si può affermare che è evidente lo sforzo atto a definire in conclusione un “tipo ideale” (come direbbe Max Weber) di matrimonio e di famiglia, così come si è determinato nel corso dei secoli.

Ad una visione selettiva ed aristocratica di Platone, che vede nel ruolo dei filosofi e dei guerrieri i supremi reggitori della Repubblica, e quindi obbligati ad essere liberi da vincoli familiari, ma riconoscendo comunque il ruolo sociale della famiglia, inducendola ad uscire dalla sola sfera privata, Aristotele evidenzia da una parte il matrimonio collegandolo ad una concezione che oggi si potrebbe definire “eugenica” (età migliore per sposarsi è per la donna 18 anni, e per il maschio 37, e la migliore stagione è l’inverno), e orientato verso una procreazione “responsabile”, con pochi figli e oggetto costante di cura e di buona educazione, e dall’altra individua la famiglia quale sede primaria di aggregazione dell’uomo inteso quale “animale politico” e base della “polis” e che include nel suo ambito anche la proprietà e gli schiavi.

L’epoca cristiana costituisce, nel contesto del modo di essere della filosofia, il suo legame stretto con la teologia, e il riferimento ai testi sacri che ne orientano e ne sanciscono l’esistenza.

  1. Agostino si sofferma in particolare sulla funzione del matrimonio quale “bene in sé”, come indicato nel Vecchio testamento, ma non necessario in relazione a quanto rilevabile nel Nuovo testamento, essendo l’esistenza proiettata verso il compimento della Città di Dio. In ogni caso gli elementi fondanti del matrimonio sono la prole, la fedeltà il sacramento. Ne scaturisce indirettamente il ruolo della famiglia, quale sede della socialità umana.
  2. Tommaso, come è noto, è considerato il ”Doctor angelicus” che ha permeato con la sua dottrina (come Confucio in Cina) la codificazione in coerenti comportamenti del popolo cristiano stesso.

A proposito del matrimonio, in effetti ne conferma gli aspetti fondamentali.

L’essenza che è l’unione indicata appunto come cumjugo; la causa, che è lo sposalizio, nubere, da cui “nozze”, e l’effetto, ossia la prole.

Considera comunque l’atto matrimoniale, quale superamento del peccato originale ed lo definisce sacramento della nuova legge, che ha inizio da Cristo, perché, come gli altri sacramenti, comporta un certo rimedio di santità per l’uomo contro il peccato. Riprendendo Aristotele, sottolinea che la famiglia provvede alla sopravvivenza dell’uomo, animale sociale, e che fa parte di una comunità. Si sofferma poi sui vari aspetti della vita coniugale e sul suo significato,

L’epoca della filosofia in senso moderno vede Hegel quale primo protagonista, e, secondo una impostazione che risale a Kant, è nella “Fenomenologia dello spirito” che si trova tutto il corpus della sua concezione filosofica, in cui viene sottolineato che la famiglia è il primo momento dell’eticità; la famiglia ha la sua base nella differenza dei sessi, ma è anche istituzione spirituale fondata sull’amore, cioè una creazione dello spirito dotata di grande valore etico. Per Hegel la famiglia si articola in tre momenti: a) nella figura del suo concetto immediato come matrimonio; b) nell’esteriore esserci, nella proprietà e nei beni della famiglia e nella cura relative; c) nell’educazione dei figli e nello scioglimento della famiglia.

Il filosofo Kirkegaard, nel suo tormentato passaggio dall’estetica all’etica, nella considerazione dell’esistenza dell’uomo come entità singola, e il ruolo dell’amore nelle sue varie sfaccettature (erotico, comico, infelice), fino all’innamoramento, si sofferma sul matrimonio, puntualizzando che è un dovere, ed introduce con forza il ruolo della donna (simbolo della femminilità, del vagheggiamento erotico, gioco, qualcosa di strano, incantatrice, espressione della comunità, e, infine, moglie e madre).

In relazione ai sommovimenti sociali ed economici scaturiti dalla rivoluzione industriale, iniziata alla fine del ‘700 ed esplosa nell’800, con l’affermazione di due classi quali la borghesia ed il proletariato, Marx ed Engels affrontarono con particolare attenzione lo stato della famiglia cosiddetta “borghese”, sottolineandone le contraddizioni e le criticità. Nel Manifesto, in particolare viene profetizzato che la famiglia borghese cadrà naturalmente, con lo sparire del capitalismo. La famiglia viene ritenuta condizionata dai rapporti capitalistici di produzione, e il matrimonio viene riconosciuto solo se basato sull’amore, in chiave morale, per il tempo che dura.

Ritengo per mio conto di affermare che Nietzsche rappresenta la dolorosa testimonianza di un genio e di un trasgressivo che ha sovvertito tutte le buone regole ed i canoni dello stesso modo di filosofeggiare. Si intravede in lui la consapevolezza di essere “filosofo”, ossia il ricercatore puro senza condizionamenti e gli “idola” di cui parlava Ruggero Bacone, ed è stato male interpretato secondo versioni di comodo e di travisamenti scandalosi.

A proposito del matrimonio, lo individua come “lungo dialogo”, e in “Zarathustra” lo individua come “la volontà di creare in due qualcosa che è in più dei due che lo crearono. Piuttosto che sulla famiglia, si sofferma sulla donne, e sul concetto di padri e madri, evidenziando uno stretto legame fra paternità e diritto di partecipare attivamente alla vita dello Stato.

A proposito del femminismo, l’Autore si sofferma ampiamente sul tema, tracciandone in effetti una storia che risale al 1792, in Inghilterra. In estrema sintesi si sofferma sul femminismo italiano (Lidia Menapace, Carla Lonzi), americano (Firestone, Daly Rich, Dinnerstein Chodorov), francese, negli anni ‘70-80, per giungere a quello pluralistico degli anni successivi.

Conclude la interessantissima dissertazione affermando che è evidente il superamento della famiglia patriarcale, e comunque ha contribuito a modificare profondamente le forme e la struttura della famiglia.

Il ‘68 è stato l’anno della contestazione e della ricerca di nuovi valori, e Marcuse ne è stato l’indubbio protagonista; a proposito della famiglia, ne sottolinea l’autoritarismo ed il superamento dell’uomo ad una dimensione, con l’attenzione ai gruppi del dissenso,

Nel quadro di una riattualizzazione critica del ruolo del matrimonio e della famiglia, l’Autore si sofferma ampiamente su quanto prospettato da Papa Wojtyla nel corso della sua lunga esperienza pastorale, teologica e filosofica; la tirannia dello spazio impedisce a tale proposito una ampia sintesi.

L’approccio più significativo è costituito dall’introduzione del concetto di “persona”, che si rivela in tutti i suoi condizionamenti psicosomatici che, al tempo stesso, sono una ricchezza e la specifica limitazione dell’uomo. In tale contesto l’amore, in relazione al legame del bene comune e quindi del fine comune, ne costituisce il nucleo. Lo stato coniugale viene definito “sacramento primordiale”, perché riflette e rappresenta la relazione divina con la creazione; le considerazioni sulla teologia del corpo, assolutamente innovativa, sulla sessualità, sul valore della castità, la spiritualità e la santità coniugale, sono gli altri aspetti evidenziati dall’Autore intorno all’insegnamento di Papa Wojtyla.

Seguono le considerazioni di D’Avena (la famiglia è una realtà naturale ed una risorsa), di Severino (la famiglia risente della “tecnica” che domina il mondo e la condiziona), Coda (la famiglia è la libertà dell’amore) e di D’Agostino: la famiglia è una realtà originaria, è caratterizzata dal suo essere anteriore allo Stato e a qualsiasi altra comunità, deriva dalla consapevolezza che la fraternità e la pace ne sono il fondamento.

Considerata la ricchezza e la profondità delle argomentazioni, l’opera costituisce un riferimento fondamentale per una “filosofia” della famiglia, e si ritiene che costituisca uno strumento di conoscenza proprio per tutti coloro che hanno, come gli assistenti sociali, gli psicologi, i sociologi, nel corso degli studi universitari e della loro attività professionale, diuturno rapporto con questa realtà che costituisce la base della Società e delle Istituzioni.

                                                                                                                                                           Luigi Colombini